Uno stormo prende forma, un movimento collettivo attraversa lo spazio della tela. A prima vista, il ritmo cromatico e la disposizione degli elementi evocano il volo di uccelli migratori, una danza aerea che segue traiettorie invisibili. Ma avvicinandosi, la composizione si rivela per ciò che è: un paesaggio costruito con frammenti di plastica, oggetti spezzati e materiali dispersi, raccolti e ricollocati in una nuova narrazione visiva.
Il colore guida la lettura dell’opera: le sfumature del cielo e della terra si confondono, i rossi e gli arancioni emergono nella parte superiore, mentre il nero segna una presenza densa al centro, prima di dissolversi nelle tonalità più fredde del blu. Questa migrazione non è solo un volo di uccelli, ma una trasformazione della materia, un percorso di spostamento e adattamento in un mondo dominato dall’impatto umano.
Ogni frammento sembra trovare un nuovo ruolo all’interno del disegno complessivo, come se la plastica abbandonata avesse assunto una vita propria, diventando testimone del nostro tempo, della nostra presenza e delle nostre scelte. L’opera si muove tra l’armonia della composizione e la crudezza della sua materia prima: la bellezza del volo contrapposta alla durezza del materiale di scarto.
Le migrazioni sono un fenomeno naturale millenario, un istinto primordiale che spinge gli esseri viventi a cercare un luogo migliore, una sopravvivenza possibile. Ma cosa succede quando il mondo è saturo di residui artificiali? Quale sarà la prossima rotta da seguire, e quale ambiente troveranno i viaggiatori del futuro?