
È un mondo in cui tutto appare casuale, ma nulla lo è davvero. Ogni elemento è collocato con precisione, seguendo direttrici invisibili, come se un ordine superiore, surreale, governasse il caos.
Lo sfondo nero non è un vuoto, ma uno spazio cosmico e mentale, una profondità silenziosa che accoglie, isola e protegge. Un cielo che non spaventa, ma che fa risaltare ogni piccola presenza — come se fosse un pianeta.
Guardandolo ancora oggi, mi colpisce la presenza di quelle piccole sfere bianche che sembrano salire verso l’alto come bolle di sapone, leggere, ordinate.
E quei bastoncini bianchi, che a prima vista appaiono casuali, sembrano dividere lo spazio come farebbe un radar, tracciando traiettorie silenziose in un mondo che pare caotico.
Mi piace pensare che ognuno dei personaggi sia immerso nel proprio gesto, ignaro ma necessario alla composizione di un cosmo condiviso, fragile e surreale.