
Un volto emerge dalla materia, costruito con frammenti di plastica, colori e oggetti di recupero. Sembra voler comunicare qualcosa, ma il suo messaggio resta sospeso tra accoglienza e rifiuto, tra invito e respingimento.
Il titolo, “Ciao!”, è tanto semplice quanto ambiguo: un benvenuto o un congedo? Un saluto amichevole o un modo ironico per mandare via chi guarda?
Una maschera sospesa tra accoglienza e distanza
Lo sguardo è asimmetrico, quasi ipnotico: un occhio spalancato, vigile, l’altro semi-occultato, come se stesse scrutando e giudicando allo stesso tempo.
La bocca è un cerchio rosso, aperta in un grido o in una risata? È un richiamo o un allarme?
I materiali di recupero creano un effetto tridimensionale, una pelle frammentata che rende il volto vivo, instabile, mutevole.
E poi c’è la mano, che rompe lo spazio del quadro, si protende verso l’osservatore. Ma cosa sta facendo?
Sta salutando o sta fermando?
Invita a entrare o impone di restare fuori?
Sta cercando aiuto o vuole respingerci?